ARMI A ENERGIA DIRETTA: OLTRE IL MIRAGGIO FANTASCIENTIFICO

ARMI A ENERGIA DIRETTA: OLTRE IL MIRAGGIO FANTASCIENTIFICO

Drone colpito da laser, difeso da postazione antimissile su sfondo di incendio

Le Armi a Energia Diretta: Dal Laser Anti-Drone agli Incendi Controllati

Solo pochi giorni fa, dalle agenzie di stampa russe è trapelato un filmato ufficiale che mostra un avanzato sistema laser a energia diretta concepito come sistema anti-drone: un fascio ad alta intensità in grado di neutralizzare UAV a centinaia di metri di distanza, vantato dai suoi ideatori come la soluzione tecnologica definitiva alle minacce automatiche nei cieli.

Armi a Energia Diretta: oltre il miraggio fantascientifico

Le Directed Energy Weapons (DEW) non sono un’invenzione dei film di fantapolitica, ma sistemi reali basati su due principi fondamentali:

  1. Risonanza molecolare
    Ogni materiale vanta frequenze caratteristiche di vibrazione: modulando onde elettromagnetiche (microonde, laser) su tali frequenze, è possibile concentrare energia sufficiente a far “frantumare” strutture dall’interno, senza generare proiettili né tracce convenzionali di esplosione.
  2. Focalizzazione e controllo del fascio
    Grazie a phased-array e ottiche adattive, un raggio può essere mantenuto sul bersaglio per secondi o minuti, accumulando calore o stress meccanico fino all’autocombustione interna.

Le applicazioni militari – come il contrasto ai droni, la guerra elettronica e persino l’induzione di microsismi o blackout – esulano ormai dalla sperimentazione di laboratorio.

I “DEW sospetti” dietro gli incendi di Maui?

Nel novembre 2023, i devastanti incendi che hanno semidistrutto vaste porzioni dell’isola di Maui (Hawaii) hanno lasciato dietro di sé domande mai del tutto risolte sulle cause e sul comportamento anomalo delle fiamme. Secondo l’inchiesta indipendente di Massimo Mazzucco, alcune prove sul campo – schegge di vetro metallico ad altissima fusione, spruzzi di materiali sintetici nelle ceneri, e persino anomalie elettromagnetiche registrate da strumenti civili – farebbero ipotizzare un’origine non esclusivamente territoriale o meteorologica degli incendi.

«I roghi hanno avuto un’intensità e una velocità di propagazione tali da far dubitare persino degli studi ufficiali sul climate change locale», ha osservato Mazzucco.

A queste osservazioni si aggiungono le ricerche di Marco Pizzuti, che ha documentato – in casi come la “autocombustione” di Canneto di Caronia (2003–04) – come eventi apparentemente naturali siano stati in realtà il risultato di fasci di microonde ad alta potenza. Pizzuti segnala la presenza di danni estremamente selettivi (legni bruciati dall’interno, intorno intatto; pneumatici carbonizzati isolati) e il ritrovamento di radiazioni elettromagnetiche rivelate da rilevatori improvvisati.

Dal campo di battaglia al “campo di fuoco” civile

L’ipotetico uso di DEW per scatenare o alimentare incendi di grande scala rappresenterebbe una drastica estensione del loro impiego bellico:

  • Controllo remoto del territorio: colpire ambienti urbani o naturali senza impieghi di forza maggiore, generando panico, danni ingenti e pressione psicologica sulla popolazione.
  • Negazione plausibile: nessuna traccia di arma convenzionale, nessun residuo di esplosivo: le autorità possono sostenere cause naturali o colpe umane, mentre la verità rimane occultata dalla complessità tecnico-scientifica.
  • Uso in scenari di “guerra ibrida”: combinando incendi controllati, blackout e campagne di disinformazione si può indebolire un nemico o un avversario politico senza dichiarazione aperta di guerra.

Verso una vigilanza scientifica e normativa

Affinché queste tecnologie non diventino armi “invisibili” e incontrollate, è indispensabile:

  1. Trasparenza sui dati
    Rendere disponibili ai laboratori indipendenti le registrazioni elettromagnetiche e i campioni dei siti colpiti da incendi anomali.
  2. Aggiornamento delle convenzioni internazionali
    Estendere le clausole della Convenzione ENMOD (1977) per includere le DEW e le tecniche di irrorazione atmosferica ad uso militare o para-militare.
  3. Monitoraggio diffuso
    Installare reti civili di rilevatori elettromagnetici nelle aree a rischio per segnalare picchi o fasci sospetti.
  4. Formazione dei primi soccorritori
    Far conoscere ai vigili del fuoco e ai tecnici antincendio i possibili segni distintivi di un attacco DEW (bruciature interne, assenza di fumo, anomalie nei metalli).

Conclusione

Quel video russo di laser anti-drone è solo la punta dell’iceberg: le armi a energia diretta non restano confinate ai teatri bellici ufficiali, ma possono estendersi in forme sempre più subdole su intere comunità. Gli incendi di Maui e i casi documentati da Mazzucco e Pizzuti ci ricordano quanto sia urgente elevare l’allerta tecnico-scientifica e promuovere regole chiare che difendano città e territori dalle “guerre dell’ombra”. Solo così potremo trasformare la conoscenza in scudo, anziché lasciarla preda di un conflitto invisibile.

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