CORPI IN VANI FRIGORIFERI: KIEV RIFIUTA LA RESTITUZIONE PERCHÉ NON PUÒ PAGARE?

CORPI IN VANI FRIGORIFERI: KIEV RIFIUTA LA RESTITUZIONE PERCHÉ NON PUÒ PAGARE?

A Bryansk, sul confine russo, ci sono camion frigoriferi carichi di corpi. Oltre 1.200 salme, tutte di soldati ucraini caduti nella regione di Kursk durante gli ultimi mesi di guerra. Sono solo una parte dei circa 6.000 cadaveri raccolti dalla Russia, pronta a restituirli a Kiev secondo gli accordi raggiunti durante il secondo round di colloqui a Istanbul.
Ma l’Ucraina si è tirata indietro. Dopo un’iniziale disponibilità, ha improvvisamente bloccato ogni procedura.
Dopo giorni di silenzio e imbarazzo, il capo dell'intelligence ucraina Kirill Budanov ha dichiarato che l’Ucraina prevede di ritirare i corpi dei propri soldati “solo la prossima settimana”.
La motivazione? Sarebbe necessario, secondo lui, un ulteriore “coordinamento certo”, e la decisione non potrebbe essere presa unilateralmente.
Ma questa dichiarazione solleva più dubbi che certezze.
A Istanbul era già stato tutto concordato: modalità, logistica, punti di consegna, numeri e tempi.
La Russia ha rispettato gli accordi e ha già posizionato il primo convoglio con oltre 1.200 corpi.
Gli altri 3 treni e una colonna motorizzata sono fermi, con oltre 6.000 salme totali.
Eppure Kiev prende tempo. Di nuovo.
L’impressione è chiara: si nasconde dietro formule diplomatiche, mentre le famiglie aspettano, e i cadaveri marciscono nei vagoni frigorifero.
La verità è che ammettere ufficialmente 6.000 morti significherebbe doverli risarcire, riconoscere il disastro, e pagare con fondi che Kiev non ha.
Le parole più dure arrivano da Dmitry Medvedev:

“Quei bastardi di Kiev non vogliono prendere i corpi dei loro soldati morti. Ci sono due motivi: fa paura ammettere che ce ne sono 6.000, e non vogliono pagare le vedove. Che feccia satanica! Bruceranno all'inferno!”

Intanto, nei campi fangosi di Bryansk, i camion restano fermi.
Il tempo passa. Le famiglie non sanno nulla. I morti non tornano a casa.

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