ELON MUSK SGANCIA LA BOMBA SU TRUMP (MA L'ODORE DI BRUCIATO ARRIVA ANCHE DA LUI)

ELON MUSK SGANCIA LA BOMBA SU TRUMP (MA L'ODORE DI BRUCIATO ARRIVA ANCHE DA LUI)

"È il momento di sganciare la vera bomba: @realDonaldTrump è nei dossier di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono mai stati resi pubblici. Buona giornata, DJT!"
Con queste parole, Elon Musk ha scosso il web nella serata del 5 giugno 2025. Un post secco, diretto, pubblicato sul suo profilo X , che accusa apertamente l’ex presidente Donald Trump di essere implicato nei famigerati "Epstein files" — gli stessi che, nonostante le promesse di trasparenza, continuano a rimanere secretati.
Ma dietro a questa "bomba", si nasconde un cortocircuito ben più complesso. Solo qualche settimana fa, infatti, la giornalista investigativa Whitney Webb – autrice di inchieste cruciali sul caso Epstein – aveva dichiarato l’esatto opposto: Elon Musk sarebbe stato citato nei documenti legali delle Isole Vergini americane proprio per i suoi legami con Jeffrey Epstein.
Musk, Tesla ed Epstein: la pista del denaro
Secondo quanto riportato da Webb, Epstein avrebbe aiutato Musk nel 2018, durante il tentativo (mai realizzato) di privatizzare Tesla. Lo avrebbe fatto mettendo in contatto il magnate sudafricano con fondi sovrani del Golfo e dell’Arabia Saudita.
Un’operazione in cui i soldi del petrolio e le relazioni internazionali sarebbero stati messi al servizio della Silicon Valley più spregiudicata. In tutto questo, il ruolo di Epstein – da tempo sospettato di essere una pedina dei servizi segreti USA o Mossad – appare tutt’altro che marginale.
È forse per questo che i file restano sotto chiave?
Da Trump a Thiel: la ragnatela del potere
Nel frattempo, nuove rivelazioni aggiungono ulteriori strati alla vicenda. Secondo un’inchiesta pubblicata in queste ore da fonti statunitensi, Epstein avrebbe investito ben 40 milioni di dollari nel fondo di Peter Thiel, Valar Ventures, tra il 2015 e il 2016.
Oggi, quell’investimento varrebbe quasi 170 milioni, diventando l’elemento più consistente del patrimonio residuo di Epstein. Il dettaglio non è banale: è la prima volta che Thiel, già noto per le sue frequentazioni con Epstein, viene direttamente collegato a lui dal punto di vista finanziario.
Peter Thiel – lo ricordiamo – è il fondatore di Palantir, l’azienda di sorveglianza dati più potente del mondo, ora impegnata nella creazione di un database centralizzato con DNA, cartelle mediche, dati fiscali e profili psicologici di ogni cittadino statunitense, elaborati tramite intelligenza artificiale.
Un sogno di controllo totale, degno di Orwell... o forse proprio di Epstein, noto per il suo interesse verso il transumanesimo e il sogno distopico di “diffondere il proprio DNA” su scala globale. Una visione condivisa, guarda caso, da Thiel, Altman, Zuckerberg e altri miliardari della tech élite.
Coincidenze? O detonatori di un sistema che si sta incrinando?
Il quadro che emerge è tutt’altro che lineare. Mentre Musk accusa Trump, Trump taglia fondi a programmi spaziali, e il sistema mediatico tradizionale resta in silenzio, qualcosa sembra muoversi tra le pieghe di un potere che scricchiola.
La guerra interna tra miliardari, fondi segreti, tecnologie di sorveglianza e vecchi dossier insabbiati potrebbe solo essere all’inizio. Una resa dei conti tra le élite, o una strategia ben più raffinata per confondere le acque?
Ma una cosa è chiara: se davvero i file su Epstein venissero resi pubblici, potrebbero travolgere l’intero sistema. E il fatto che ancora oggi nessuno abbia interesse a farli uscire, ci dice già tutto.
Niccolò Verdolini
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